Le antiche Vie Romane

Quest’anno il ponte dei Morti è piuttosto lungo ed offre una buona opportunità per organizzare una lunga escursione in bici tra Sabato 29 Ottobre e Martedì 1 Novembre, ben 4 giorni. Le pessime condizioni meteo in Sicilia non lasciano alternative: occorre migrare più a Nord. Campania e Lazio promettono bel tempo ed Enrico, sollevato dalla notizia, ha una splendida idea: percorrere le antiche Vie Consolari da Napoli a Roma.
Giovedì pomeriggio l’idea, Venerdì sera la realizzazione … ed eccoci sul traghetto della TTTLINES diretti a Napoli.

SABATO 29 OTTOBRE: Napoli - Cassino, km 119.
Alle 8,15 di Sabato 29 Ottobre sbarchiamo a Napoli ed iniziamo a pedalare; uscire dalla città è un casino per via del traffico e perché siamo costretti a chiedere informazioni sul percorso avendo io dimenticato di caricare le mappe sul GPS; fortunatamente Enrico ha dei punti di riferimento in città e zone limitrofe e così riusciamo ad arrivare a Casoria. Una volta giunti qui puntiamo le ruote in direzione Caserta. Le ultime dritte ce le da un ciclista che ci affianca e ci accompagna fino ad uno svincolo dal quale parte un percorso che giunge fino alla Reggia di Caserta, nostra prima meta turistica. All'uscita da una lunga curva ecco apparire la Reggia in tutta la sua maestosità; vi entriamo e acquistiamo il biglietto che da accesso ai giardini (costo 3 Euro, mentre per visitare il palazzo occorrono 16 Euro) e dopo aver attraversato il porticato centrale eccoci dinanzi ad un vero e proprio parco (degno di un Re!). E' lungo quasi 3 km e lo attraversiamo in sella alle nostre bici facendo qualche scatto di tanto in tanto. Di residenze regali ne ho visitate tante in Europa e questa non ha proprio niente da invidiare alle altre. Si fa uno spuntino (è ora di pranzo), si sogna di altri viaggi, si parla di quelli che si stanno perdendo tutto questo (forse ci si intristisce un po'), si gode di un sole  tiepido e avvolgente e … si aspetta che Enrico sia pronto per rimettersi in bici: un quarto d'ora circa a cercare i guanti, il copricapo, indossare il casco, riprendere i guanti che nel frattempo sono scivolati, finire la banana e gettare i rifiuti … quanta pazienza!!!
Lasciata Caserta e mantenendoci sulla SS7 ci immettiamo su un tratto di Via Appia, la prima delle antiche Vie Romane che percorriamo nel nostro viaggio. Superiamo Capua ed imbocchiamo la SS6 ossia la Casilina; da ora in poi e fino al cuore di Roma percorreremo quest’antica via senza mai lasciarla.
Poco dopo il paese di S. Pietro Infine superiamo il confine tra Campania e Lazio, facciamo gli ultimi km ed eccoci a Cassino, meta della prima tappa.
La raggiungiamo alle 16,30 circa. Enrico (da viaggiatore esperto) ha scaricato da Internet alcuni indirizzi di B&B e così, dopo solo qualche telefonata, ne troviamo uno distante appena 200 mt. Che la provvidenza lo benedica!!!  
Gestisce il B&B la Prof.ssa Ferrauto … questo nome mi dice qualcosa ed infatti, con mia grande sorpresa, ricevo la conferma che è una parente del prof. Ferrauto, autore del testo scolastico di Analisi Matematica sul quale studiai al Liceo per ben tre anni! Il b&b che gestisce si chiama “ A casa di Grace”, sito in via degli Eroi 94, cell 329 7282324. La camera, calda ed accogliente, si trova su un soppalco ed il salotto (sta al primo piano) è arredato con gusto. Passo parte del tardo pomeriggio seduto su un divano, nel quale sprofondo in un sonnellino leggero. La Professoressa ci sembra una donna in gamba, scherziamo un po’ e ci facciamo consigliare un locale per la cena.
Saremmo voluti salire fino all’Abbazia di Montecassino, ma ci avrebbe colti il buio; inoltre la Prof ci dice che la troveremmo chiusa. Enrico ci rimane un po’ male, lui la salita fino al monte l’avrebbe fatta senza esitazioni.

DOMENICA 30 OTTOBRE: Cassino – Roma, km 142.
Fatta colazione con tea e cornetti caldi partiamo alla volta di Roma, speranzosi di riuscire a fare i 140 km circa che ci separano dalla Capitale.
Una sosta a metà mattinata a Frosinone, dopo una salita impegnativa, ci da il tempo per una seconda colazione e per prendere una decisione: stasera dobbiamo necessariamente arrivare a Roma.
E’ per questo motivo che durante la giornata ci concediamo poche soste e tutte brevi, del resto la Casilina offre dei panorami incantevoli sulla Campagna Romana che bastano a soddisfare la nostra vocazione turistica; lungo il percorso incontriamo alberi secolari, prati infiniti, vecchi casolari ben conservati, ville con giardini curatissimi e colline illuminate dal sole. Pranziamo con mozzarella di bufala comprata in uno dei tanti caseifici sulla nostra strada, pomodorini e pane di casa: un vero lusso. Ci facciamo dare del sale in un tovagliolino di carta ed i pomodorini prendono un gusto ancora più squisito.
Durante la giornata attraversiamo le città di: Arce, Ceprano, Frosinone, Ferentino, Colleferro e Valmontone; entriamo a Roma alle 17,00 dai quartieri di Tor Vergata e Centocelle. La Casilina si conclude a 2 km dalla Stazione Termini, la zona che abbiamo scelto per il secondo pernottamento.
Proviamo a telefonare ad alcuni numeri trovati su internet da Enrico, dopo aver fatto fuori i miei, e la situazione sembra disperata. Non si riesce a trovare nulla, poiché Roma è strapiena di turisti in questi giorni.
Abbiamo fatto parecchia strada oggi, sta facendo buio e siamo un po’ stanchi: la cosa che chiunque desidererebbe ora è togliere i ciclisti e fare una doccia calda. A quanto pare questo miraggio non è per noi, comunque … un po’ di adrenalina non guasta! Un posto per dormire, quando hai un sacco a pelo come noi, si trova sempre e poi … non odorando di ciclamino e con l’aspetto che abbiamo, dovremmo tenere tutti a distanza di sicurezza.
Enrico pesca uno dei suoi foglietti: un ultimo, disperato tentativo … e troviamo da dormire!!!
Proprio di fronte alla Stazione Termini: il b&b “A casa di Totti”, della Sig.ra Totti, in via Gaeta 79, cell 333 7097536.
La sig.ra Totti è la classica donna Romana, ci accoglie con molto calore e ci permette di portare le bici in camera. Ci fa un sacco di domande e si meraviglia per la nostra impresa ciclistica; forse non ci crede, ma si capisce che ne ha sinceramente voglia. Le facciamo a tal punto simpatia che, avendo il bagno in comune con una coppia di americani, entra nella mia camera e mi suggerisce di andare subito a fare la doccia mentre Lei trattiene la ragazza che è già con l’accappatoio in mano. In effetti guadagniamo una buona mezz’ora e possiamo subito andare a cena. Viva la sig.ra Totti!!!
Troviamo una pizzeria da urlo: “Il cuore di Napoli”, in via Cernaia 31, a 200 mt dal b&b; mangiamo una pizza eccellente e, nonostante sia Domenica, veniamo serviti quasi subito.
Una lunga passeggiata notturna in centro conclude questa seconda giornata del nostro viaggio.

LUNEDI’ 31 OTTOBRE: Tour di Roma, Roma – Formia (in treno), Gaeta. Km 52
La colazione dalla sig.ra Totti è ricca e abbondante, saliamo sulle bici soddisfatti e con qualche etto di troppo nello stomaco. Oggi possiamo permetterci questo lusso poiché faremo pochi km e quasi tutti tra Roma e Gaeta.
Alle 8,30 siamo già sui pedali ed ecco il giro che abbiamo fatto nella Capitale: Altare della Patria, Colosseo, Lungotevere, Isola Tiberina, Castel Sant’Angelo, il Vaticano, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, Piazza Navona, Palazzo Madama, il Quirinale e varie sedi Ministeriali. Abbiamo anche fatto un giro attraverso vicoli molto caratteristici, fermandoci qua e la a fare degli spuntini.
Alle 13,50 saliamo sul treno diretti a Formia e pranziamo durante il tragitto. Enrico ha optato per una triste pizza da asporto cotta nel forno elettrico, io per una più genuina insalata. La pizza non è molto buona, anzi … Mentre consumo la mia ricca insalata leggo nello sguardo di Enrico la delusione per la sua scelta. Dapprima provo tenerezza per il mio sfortunato compagno di viaggio costretto a vedermi divorare un piatto tanto appetitoso, poi provo dispiacere perché in fondo non si meritava un destino tanto triste e alla fine provo un certo disagio per come mi guarda: Cosa vorrebbe … che gliene offrissi un po’? Lo farei pure, ma non lo aiuterei. E invece voglio che capisca, che maturi, che tragga le giuste conclusioni. Così finisco la mia insalata esaltandone la squisitezza ad ogni boccone. Si … io all’amicizia ci tengo e quando posso i miei amici li aiuto … senza mai chiedere nulla.
Arrivati a destinazione ci accoglie un pomeriggio splendido e luminoso. Enrico propone di vedere il tramonto nella spiaggia di Gaeta; la vediamo da Formia: occupa una penisola intera. Quando arriviamo in città ci rendiamo conto che ci sono parecchie attrattive, tra cui una collina che domina il paese e che Enrico, puntualmente, interpreta come una sfida.
Ma prima di affrontarla scopriamo una spiaggia che ci lascia senza parole: la sabbia è finissima e pulita, due lunghe scogliere la delimitano e di fronte … il sole che tramonta. Il primo impulso è quello di levarmi scarpe e calze per camminare sulla sabbia; mentre lo faccio mi giro e … incredibile … Enrico sta facendo la stessa cosa. Ci guardiamo e non ci meravigliamo più di tanto, in effetti è la cosa più ovvia da fare … qui e ora.
Lo sguardo di Enrico si sposta continuamente dal tramonto alla collina, come chi assiste ad una partita di tennis; ed io ho già tratto le dovute conclusioni: stasera si pedala in salita fin quando non sarà buio pesto.
Rimesse le scarpe saltiamo in sella e via sulla collina che esploriamo metro per metro. Qui ogni angolo appartiene alla Guardia di Finanza ed alla Capitaneria: caserme, scuole militari ed affini sono disseminate dappertutto, ma nel rispetto dell’architettura globale … e questo alimenta la nostra ammirazione per Gaeta.
Completiamo la nostra escursione scendendo dal punto più alto della collina fino al mare attraverso una scalinata ripida che ci costringe a sollevare le bici appesantite dai bagagli.
Montate le luci notturne ci dirigiamo verso Formia dove abbiamo già prenotato il nostro b&b. Pedaliamo per circa 15 km lungo la statale e finalmente, giunti in zona, telefoniamo al gestore che viene a prenderci.
Quello che succede da questo momento in poi è pura follia …
Il gestore ci trattiene più di un’ora a parlare dei suoi esperimenti, mentre siamo piuttosto stanchi e non vediamo l’ora di fare la doccia. Per noi … vi assicuro … è la tortura peggiore.
Ci troviamo di fronte ad un professore di fisica che, siamo certi, la troppa intelligenza ha reso un personaggio discutibile. Ci porta nel garage dove tiene i suoi marchingegni con i led; qui vediamo 6 secchi colmi d’acqua che contengono ciascuno un bicchiere di metallo e che sono tutti collegati tra loro tramite cavi elettrici che convergono su un piccolo led azzurro che fa una luce fioca. Ci parla di elettroni, energia, cariche positive, esperimenti, parlamentari, politici, prostitute, travestiti, organi trapiantati, ecologia, misteri di ogni tipo … saltando da un argomento all’altro come fanno i chicchi di mais sulla padella quando si trasformano in pop corn. Non sempre riusciamo a seguire i suoi contorti ragionamenti ed una certa inquietudine comincia ad affiorare allorquando ci porta in giardino e ci fa vedere una quantità esagerata di canne che ha piantato estirpandole dal vicino fiume. Ci chiediamo come abbia fatto a portarle tutte fino a qui e piantarle una ad una. Ma non è ancora finita … improvvisamente ci parla di Tarzan, della sua scimmia e della sua casetta sull’albero. Poi ci porta accanto ad una tenda, una normalissima tenda ad igloo e ci dice che sarebbe facile montarla su un albero, ma nessuno sa farlo: a quanto pare lui avrebbe trovato una soluzione. E ce lo spiega pure, ma capiamo ben poco. Ormai Enrico ed io siamo disorientati, confusi e un po’ preoccupati per il luogo in cui passeremo la notte. Non è ancora finita … improvvisamente riprende a parlare dell’importanza dei led in questa società decadente. Ci riporta in garage e ci mostra una conchiglia che ha foderato con led … la accende (siamo sconfortati!), ci porta al cancello di ingresso e ci fa vedere che il citofono è illuminato a led (siamo sconvolti!), ci porta in strada e ci indica un puntino luminoso sul pilastro di ingresso di una villa del condominio … al suo vicino ha regalato una delle sue più riuscite composizioni di led che ora risplendono nella notte (siamo scoraggiati!).
Nel salotto troviamo un grande televisore acceso e di fronte … due sedili di auto; ed è in questo momento di grande intimità che ci svela di essere un inventore e che pochi lo sanno (ci sentiamo degli spiriti eletti!). E’ questo il motivo per cui qualche volta è stato condotto in questura ed interrogato ed è lo stesso motivo per cui le forze dell’ordine, gli scienziati ed alcuni colleghi accademici lo tengono sotto controllo.
Conclude la galleria delle sue invenzioni un’amaca realizzata con doghe di legno prese da una vecchia botte.
Facciamo una doccia velocissima perché il vicino centro commerciale sta chiudendo ed è l’unico posto in cui possiamo trovare qualcosa da mangiare. Ci troviamo alla periferia di Formia e non ci sono locali in zona.
Usciti dalla strada condominiale e fatti circa 500 metri ci dobbiamo ricredere (per nostra fortuna): una trattoria spicca nel buio (il “K2” sulla SS7 poco dopo l’imbocco per il centro commerciale Itaca alla periferia di Formia) e ci fiondiamo dentro con una fame da lupi. La specialità è il baccalà … ed io prendo questo mentre Enrico una frittura di paranza. I piatti sono abbondanti ed il cibo buonissimo; facciamo fuori tre ceste di pane e alla fine, sazi e felici, leggiamo il conto: onestissimo!
Un pomeriggio lungo, veramente lungo e vario: dal tramonto in spiaggia alla passeggiata in collina, dai led del Professore alla cena squisita. A proposito, al cameriere chiediamo informazioni circa il Prof: lo etichetta con la parola “schizzato”, ma aggiunge che era stato un gran professore di fisica, famoso e geniale e che ora aveva perso la bussola. Enrico ed io non sappiamo proprio cosa pensare se non che abbiamo conosciuto una persona forse un tantino “schizzata” ma fuori dal comune nel senso più affascinante del significato.
Al rientro l’ultima sorpresa del Prof: in mezzo a tutte quelle canne imbocchiamo un viottolo del giardino dove non eravamo ancora stati; Enrico alza lo sguardo e … una grande casa in legno (in perfetto stile Tarzan) montata tra i rami di un albero ci sovrasta imperiosa. Rimaniamo senza parole e pensiamo che per oggi possa bastare …

MARTEDI’ 1 NOVEMBRE: Formia – Napoli, km 118.
Lasciato il b&b molto presto imbocchiamo la via Appia lato Napoli e ci dirigiamo verso la meta finale del nostro viaggio: il porto di Napoli, dove ci attende il traghetto che ci riporterà a Catania.
Costeggiamo il mare per diversi km e raggiungiamo la foce del fiume Garigliano che segna il confine tra Lazio e Campania. Qui facciamo una breve sosta e, data la serenità che il luogo trasmette, decidiamo di tornare in kayak per risalirne un tratto. Superiamo il fiume attraversando un ponte antico; è chiuso ma riusciamo comunque ad intravedere, all’inizio ed alla fine, due sfingi per lato; su un cartello turistico leggiamo che è un antico ponte etrusco.
Da questo momento in poi percorreremo la Domiziana, terza ed ultima antica strada romana in programma.
Passiamo attraverso un villaggio chiamato “Baia Domizia” assolutamente deserto ma, dalle costruzioni, dalla quantità di negozi presenti, condomini curatissimi, supermarket e varie ci rendiamo conto di trovarci in una delle località balneari più eleganti tra Roma e Napoli.
Superato il villaggio entriamo in un tratto di costa che ci porta in una realtà di totale abbandono: non  un solo metro di ciglio stradale pulito, prostitute sui marciapiedi, palazzine fatiscenti parzialmente abitate e desolazione. La cosa che colpisce di più è che tutto questo si trova proprio dinanzi al mare, dove in genere le costruzioni sono eleganti e le abitazioni valgono parecchio di più. La lunga spiaggia è sporca e di tanto in tanto si incontra qualche struttura balneare che non riusciamo a capire se è abbandonata o semplicemente chiusa per il periodo invernale.
Alle 14,00 circa giungiamo a Cuma, antica colonia greca e sede dell’omonimo Parco Archeologico presso cui si può ammirare il famoso Antro della Sibilla Cumana. E’ ora di pranzo e il pasto che ci apprestiamo a consumare rappresenta lo standard del nostro viaggio: mozzarella di bufala, pomodorini e pane di casa che divoriamo in una piccola area attrezzata antistante l’ingresso al Parco archeologico.
Dopo un breve riposino riprendiamo a pedalare e costeggiando un tratto del lago del Fusaro entriamo nel paesino di Monte di Procida, posto su una montagna dalla quale si gode il panorama sull’isola di Procida.
Siamo in pieno Parco Regionale dei Monti Flegrei e riflettiamo sul fatto che per visitare bene questi luoghi occorrerebbero più giorni: ovunque volgiamo lo sguardo la nostra attenzione viene catturata da luoghi e anfratti che meriterebbero di essere vissuti con più concentrazione.
Una anziana signora, mentre ci troviamo sul punto più alto del monte, ci suggerisce di visitare la spiaggia sottostante assicurandoci che esiste una stradina che correndo lungo la costa conduce al centro di Bacoli, altro paesino del Parco Archeologico. Sicuri di non dover risalire fin quassù (da stamattina abbiamo già percorso quasi 100 km ed una salita non è certo la benvenuta) ci lanciamo in una lunga e ripida discesa (tanto ripida che non molliamo mai i freni) e finalmente arriviamo in un porticciolo (non proprio una spiaggia) molto ben curato. Non vedendo la stradina indicata dalla signora chiediamo dove si trova: ci viene detto che esiste ma che si può percorrere solo a piedi stando attenti a non finire in acqua dato che si procede sugli scogli; le nostre bici sono troppo pesanti per pensare di sollevarle. E così Enrico ed io ci guardiamo, guardiamo pure la montagna sopra di noi e, mentre ci siamo, guardiamo anche le nostre bici i cui freni fumano ancora. Ci spogliamo ed indossiamo la sola maglietta traspirante per affrontare la dura salita. Da quando partiamo fino in cima, non un solo istante di silenzio: tutto il vocabolario di male parole acquisite in 99 anni di vita (47 i miei + 52 di Enrico) viene recitato per intero e dedicato alla signora.
Dopo esserci fermati a godere di un piacevole panorama sull’isola di Nisida entriamo a Napoli da Fuorigrotta e ci fermiamo alla biglietteria TTTLINES del porto. La nave parte alle 21,00 quindi abbiamo tempo a sufficienza per una pizza prima di imbarcarci.
In nave ripercorriamo le tappe del nostro viaggio (il più lungo finora fatto insieme) e ci ritroviamo a confermare che viaggiare è la maniera migliore per allargare la propria vita, in contro tendenza a chi si preoccupa solo di allungarla. 

Il percorso completo


La Reggia di Caserta
Il Colosseo
Mai stare al cellulare sostenendo la bici (carica di bagagli) con una sola mano
Una scalinata a Gaeta
La mitica Spillo di Enrico
La mia Tricross
Un allegro gruppo di mimi a Roma
Il Ponte Etrusco sul fiume Garigliano
Una stradina di Gaeta
La bici di Enrico è pronta per la notte ...
... ed anche la mia