Enrico ha vissuto la sua adolescenza a Napoli; ai piedi del Vesuvio ha iniziato ad andare in bici e a conoscere i primi amici ancora oggi a lui legati. Una buona motivazione per organizzare una escursione in quelle zone ed esplorare così "i luoghi" di Ulisse (soprannome di Enrico).
Catania e Napoli sono ben collegate grazie ai traghetti della TTTLINES, che partono ogni sera dai relativi porti e navigando l'intera notte giungono a destinazione l'indomani; perfetto per le nostre esigenze che, muniti di sacco a pelo, ci facciamo una sana dormita fino a Napoli, dove approdiamo alle 9,00.
Scattate le foto di rito si parte alla volta di Salerno percorrendo la SS145 a ridosso della costa. La prima fermata la propone Enrico a Torre Annunziata presso una delle chiese più amate dai Napoletani: la Madonna della Neve. Non so perchè (ma lo posso immaginare) ci sentiamo più sereni dopo questa visita ed iniziamo la nostra lunga pedalata.
I primi chilometri sono tutti sul basolato, una vera tortura per la schiena e le braccia; ma finito questo tratto iniziamo a costeggiare il mare ... e sarà uno spettacolo continuo fino a Salerno.
Facciamo una sosta a Pompei, presso un camping, per prenotare un bungalow per il pernotto. Chiudiamo la trattativa a 35 Euro (17,50 euro a persona), veramete un buon prezzo. Perchè Pompei? Perchè una volta arrivati a Salerno torneremo qui in treno per partire domattina alla volta del Vesuvio.
Lasciata Pompei continuiamo a percorrere la SS145 ed attraversiamo i paesi di Castellammare di Stabia, Vico Equense e Sorrento. Ed è proprio a Sorrento che Enrico sente uno strano rumore sul posteriore della sua gloriosa Spillo; si ferma immediatamente e va subito a controllare la tensione dei raggi: uno risulta rotto.
Poco lontano ci indicano un negozio di bici con annessa officina, così facciamo sostituire il raggio. Nel frattempo Enrico compra una borsa da sterzo e la monta immediatamente. Ottimo acquisto!!!!
Riprendiamo a pedalare, ma fatti pochi chilometri ecco rompersi un altro raggio. Siamo ancora in tempo per ritornare al negozio prima dell'ora di chiusura ed effettuare una nuova sostituzione. Il meccanico controlla accuratamente ogni raggio e sembra certo che non avremo più brutte sorprese.
In realtà non si sbaglia, nessun problema fino alla fine del nostro viaggio. Comunque è volata più di un'ora a causa di questo imprevisto.
Riprendiamo da Sorrento la seconda parte dell'escursione e ci allontaniamo momentaneamente dalla costa in direzione S. Agata dei due Golfi per cambiare versante. Ritroviamo il mare dopo aver affrontato qualche chilometro caratterizzato da una salita lunga ma con pendenza costante e lasciando la SS145 ci immettiamo sulla la SS163; il primo paese che incontriamo è Positano; dopo una breve visita riprendiamo la marcia e giungiamo ad Amalfi. Mi sembra superfluo accennare ai meravigliosi panorami che si godono lungo il percorso ed al colore azzurro intenso del mare. Molto frequenti le soste per fare foto e commentare le bellezze che troviamo dietro ogni curva. Una di queste soste presso un venditore di limoni con cui facciamo subito amicizia e che ci mostra la bici costruita dal fratello, di cui va fierissimo. Un ragazzino di 13/14 anni che ci colpisce per il calore con cui ci accoglie e che ... non vuole pagato il limone col bicarbonato ... perchè noi siamo ciclisti come lui. Incredibile ma vero! Ancora ricordo la sua bici e come ci raccontava dei grandi pregi della ciclistica e delle sue straordinarie forcelle ammortizzate. E dire che all'inizio lo prendo in antipatia per la sua invadenza e per le centinaia di domande che ci fa.
Dopo questa, che è stata certamente la sosta più simpatica della giornata, arriviamo a Marina di Vietri e qui un calo di energie (dolente ammetterlo) ci obbliga ad una sosta per consumare qualche snack. Siamo ormai vicinissimi a Salerno, la vediamo a 5 km circa davanti a noi e quindi ci distendiamo sulla panchina di una piazzetta e ci godiamo il momento di relax. Dalla partenza ad ora abbiamo percorso 140 km e mi spiega Enrico che la nostra stanchezza è dovuta al continuo saliscendi del percorso. Infatti la costiera da Napoli a Salerno è molto frastagliata e per muoversi da un paese ad un altro si è obbligati a salire in collina per poi ridiscendere.Insomma abbiamo accumulato un dislivello altimetrico notevole che è stato la causa della nostra stanchezza. Lasciata la piazzetta ci lanciamo lungo la discesa fino alla stazione di Salerno e qui saliamo sul treno che ci riporterà a Pompei.
La serata passa tranquilla in una pizzeria (ovviamente) per raggiungere la quale camminiamo un bel pò. Enrico la conosce già e quindi si va sul sicuro. Si "scola" la sua immancabile birra ghiacciata mentre io oso ... e anzichè la solita acqua a temperatura ambiente ... prendo una Coca Cola. Me la sono meritata. Ah ... dimenticavo. Il bungalow che ci hanno assegnato è piuttosto bruttino, penso che se fossimo stati con le nostre mogli non le avremmo convinte a passarci la notte. Una feritoia in alto fa passare la luce ma anche le zanzare e non c'è possibilità di chiuderla, le pareti sono scarne e pallide come in un film dell'orrore (mi viene alla mente la triste storia della Baronessa di Carini) e l'arredamento consiste in un vecchio armadio ed una sedia. Per fortuna il letto c'è: un matrimoniale. Ma Enrico ed io siamo troppo stanchi per non ridere di tutto ciò e dopo mezz'ora già dormiamo. E ... fanculo a tutte le zanzare del mondo.
Ci svegliamo presto e ci prepariamo alla seconda tappa del nostro viaggio: la scalata del Vesuvio.
Dopo circa 40 km (che ci servono da riscaldamento) eccoci ai piedi della montagna. Siamo a quota 47 e la cima è a quota 1050.
Inizia la scalata.
Prima ... seconda ... terza rampa!!! Tre rampe con pendenza oltre il 15% ci danno il benvento durante il primo chilometro appena.
Cerco di portare le gambe alla giusta temperatura, come mi hanno insegnato. Ma non riesco a far funzionare il mio personale termoregolatore, forse perchè la salita non è costante.
Man mano che procediamo il panorama si allarga e si gode di una veduta eccezionale, tanto da farmi dimenticare la durezza del percorso.
Siamo superati da un gruppo di motociclisti che ci fanno i complimenti per l'impresa che stiamo compiendo e questo ci dà un pò di carica.
Inizio a pensare .. a valutare questa la salita, confrontandola con altre. Il mio metro di misura è la Catania - Nicolosi: da quota 10 a quota 720 in 15 chilometri. E così mi rendo conto che questa salita è più dura, sicuramente. Qui il dislivello non solo è superiore, 1000 metri, ma lo si accumula in soli 12 km anzichè 15. Avere scoperto questo mi fa stare meglio e mi regala nuove energie: sto compiendo la salita più impegnativa da quando vado in bici. Certamente non la più lunga, ma quella con una pendenza maggiore.
Quando sembra ormai conclusa, ecco una brutta sorpresa: a terra, segnati con lo spray, sono riportati i metri rimanenti all'arrivo. Ogni 100, a partire dal segnale dei 1800, una striscia ci informa dei metri rimanenti.
Questa si che è una tortura, anche perchè gli ultimi 1800 metri sono piuttosto duri. Ogni indicazione che superiamo rappresenta una conquista: -1700, - 1600, -1500 ..... Per capire veramente bisognerebbe fare l'esperienza.
Ma come tutte le salite, anche questa finisce. In cima superiamo un breve tratto di 400 mt in sterrato ed arriviamo al chiosco, punto di ritrovo dei turisti in visita al Vesuvio.
D'obbligo un gelato, una bevanda fredda e un pò di relax sdraiati sul tappetino (che ci portiamo sempre dietro).
Enrico ed io siamo fieri di noi stessi, com'è facile intuire. La stanchezza lascia il posto alla gioia e pregustiamo già la meritata discesa.
Intorno alle 16,00 giungiamo a Napoli e dopo un breve giro della città e qualche scatto ancora ci rechiamo al porto per riprendere il traghetto e rientrare a Catania.
E' stata un'esperienza entusiasmante, non posso che consigliarla a tutti i cicloturisti che hanno a dispozione un fine settimana e vogliono sfruttarlo al meglio. Consiglio di cercare un posto ai piedi del Vesuvio in cui lasciare i bagagli e poter salire leggeri (noi non lo abbiamo fatto, ci abbiamo pensato quando era già troppo tardi).